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lunedì 4 aprile 2011

Candele artistiche, profumi d' ambiente, incensi.

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Incenso

Vari tipi di incenso:
Makko (Machilus thunbergii)
Canfora borneola (Dryobalanops aromatica)
Benzoino di Sumatra (Styrax sp.)
Incenso dell'Oman (Boswellia sacra)
Guggul (Commiphora wightii)
Incenso dorato (Boswellia papyrifera)
Balsamo del Tolu (Myroxylon toluifera)
Mirra di Somalia (Mirra commiphora)
Labdanum (Cistus villosus)
Opoponax (Commiphora opoponax)
Sandalo indiano bianco (Santalum album)


Alberi d'incenso, (Boswellia sacra) a (Dhofar, Oman).
Incenso è il nome genericamente attribuito alle oleoresine secrete da diverse piante arbustive che crescono nelle regioni meridionali della Penisola Arabica e delle antistanti coste dell'Africa orientale, la più importante delle quali, appartenente al genere Boswellia, è la Boswellia sacra.

Sulle resine

Una volta raccolte e cristallizzate, sono in grado di liberare nell'aria un forte e penetrante profumo al momento della loro combustione.
Fin dall'antichità, la forte domanda delle varie tipologie d'incenso e la loro elevata utilità marginale determinarono il sorgere di un importantissimo circuito commerciale in grado di determinare la nascita e il declino di numerose culture umane.
L'incenso, nelle sue numerose varianti, è stato infatti usato tanto a scopi medicinali quanto a fini devozionali, sia nell'area del bacino del Mar Mediterraneo, sia nelle regioni delle terre basse mesopotamiche, sia dell'altopiano iranico.

Bastoncini d'incenso in vendita al tempio buddhista di Nara, in Giappone
Le varie culture yemenite che, dal II millennio a.C. in poi, si sono succedute nell'organizzazione dei traffici legati a tali sostanze e nella loro commercializzazione, furono i regni di Saba, dei Minei, del Qataban, di Awsan e del Hadramawt.
Non infrequentemente i regni etiopici, come quello di Aksum, hanno invaso le aree sud-arabiche proprio per controllare in prima persona detta commercializzazione e avvantaggiarsene. Un'ipotesi ancor oggi ampiamente accreditata (malgrado alcune critiche più recenti) lega il sorgere economico e spirituale della cittadina higiazena di Mecca al traffico dell'incenso lungo la dorsale carovaniera araba (la via dell'incenso) che metteva in collegamento la regione yemenita di Najrān con le coste del Mediterraneo gravitanti sulla città palestinese di Ghaza.

In Occidente, viene utilizzato l'olio aromatico estratto dalla resina gommosa.
Nell'aromaterapia gli vengono attribuite proprietà rilassanti per la mente e per il corpo, oltre a quelle antisettiche, astringenti e antinfiammatorie.
Viene consigliato nella cura dell'asma, del raffreddore, contro le rughe, l'ansia, la depressione.
Nel Vangelo secondo Matteo fu uno dei doni portati dai Re Magi al Bambino Gesù. Secondo la tradizione simboleggia la divinità di Cristo.
Attualmente il consumo di incenso è in forte contrazione; il periodo di più larga diffusione si ebbe negli anni '30 e '40 del secolo scorso.
Una parte importante dell'incenso proveniva dalla Migiurtinia, territorio della Somalia Italiana e veniva commercializzato sul mercato di Aden.





Prima della diffusione dell'elettricità, le candele erano una comune fonte di illuminazione, a fianco della lampada ad olio.
Grazie alla disponibilità locale e al costo dei materiali, per molti secoli, fino al diciannovesimo, le candele furono più comuni nel Nord Europa, mentre le lampade ad olio erano più diffuse nell'Europa mediterranea.
Le candele vengono usate in molte e diversificate occasioni:

come sorgente di luce nelle emergenze o in luoghi isolati scarsamente frequentati
come candela votiva o per usi liturgici o nei cimiteri
come decorazione (ad esempio nelle torte di compleanno, sulla tavola, in casa ma soprattutto nei ristoranti)
come emanatore di profumi di sostanze insettifughe
per illuminare giardini ed esterni in genere

Misura del tempo

Poiché le candele bruciano ad un ritmo abbastanza regolare e costante, in passato venivano utilizzate per misurare il tempo, benché l'accuratezza sia discutibile. Alcune candele riportano sulla cera tali misurazioni, di solito in ore.


Tipi di cera, forme delle candele

Candele di varie forme, colori e dimensioni

Le candele possono essere di paraffina (un sottoprodotto della raffinazione del petrolio), stearina, cera d'api (un sottoprodotto della raccolta del miele), gel (una miscela di resina e olii minerali), alcune cere vegetali (in genere di palma, di soia o cera carnauba) oppure, più raramente, di sego (un sottoprodotto della lavorazione dei grassi animali).
Il metodo di produzione più semplice richiede la liquefazione della cera tramite l'applicazione controllata di calore: il liquido viene poi versato in stampi di forma opportuna oppure si fa solidificare attorno allo stoppino per immersione ripetuta.
Alla cera possono essere aggiunte essenze per rendere profumata la candela.
Le candele si possono anche colorare tramite l'aggiunta di opportuni coloranti, in genere tinture a base di anilina.

Una candela in genere produce circa 12,6 lumen di luce visibile per 40 watt di calore, benché questi dati siano soggetti a variabilità, dovute principalmente al tipo di stoppino utilizzato.
Per confronto una lampadina da 40 watt produce 500 lumen.
La candela è un'unità di misura originariamente definita in modo da corrispondere alla luminosità di una fiamma di candela.
La temperatura che può raggiungere la fiamma di una candela è di 1400 °C nel punto più caldo mentre di 800 °C nel punto più freddo.
Il colore è un chiaro indicatore.
Spesso si crede che le candele fatte di cera d'api o di materiali vegetali a base di soia brucino in modo più pulito rispetto a quelle a base di paraffina.

Tuttavia la paraffina molto pura, essendo composta principalmente di idrocarburi, brucia in modo pressoché pulito dando luogo a vapor d'acqua e anidride carbonica.
Il tipo di stoppino e l'aggiunta di profumi e colori incidono molto più dei materiali nel determinare la quantità di polveri immessa nell'aria durante la combustione.
Le candele più "pulite" saranno quindi quelle non profumate, non colorate, ben costruite e riparate da spostamenti d'aria.


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